lunedì 29 aprile 2013

Tornare, o fuggire.


Scuse che non riesco a catalogare, nessuna scusa, uffa.
Una risposta.
E ferite ancore brillanti, da grattare, da
curare.
Si può davvero, dimenticare?
E davvero può davvero servire
questo magico tempo che
passando dovrebbe lenire come una
crema, una buonanotte, una carezza non
serve.
Si sopravvive, d'accordo.
Si continua.
Dimenticare, è un'arte della quale non posso vantarmi.
Per il perdono poi, nemmeno posso
nominarlo,
tutto è sospeso non posso non voglio
aspettare anni adesso, la ragione
mi sorride lontana dopo averla invocata, grazie,

non voglio più
avere nemmeno ragione.
Si torna, o si fugge.
Oppure si resta distanti, cercando non so
di tendere una mano, o una parola.
Sto tendendo la mia mano, e anche la mia
amata parola, avvicinati ma

si torna, o si fugge.
Io tornerò probabilmente

il più possibile.
Mi piace tornare?
Non lo so.
Mi piace ancora meno l'abbandonare.
Per il fuggire, invece, lo lascio a maestri abili assai
nel far perdere le tracce io
dimenticherei accidentalmente
impronte di suoni parole e
cuore, ovunque,
mi sarebbe, spiacente, impossibile.
Avanti, o indietro, e anche
un passo di danza, un abbraccio si torna
a capo al, ancora,
lasciare andare.

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