mercoledì 9 aprile 2014

tra i tanti bello dello scrivere qui, c'è anche questo:
non leggerai mai, quindi, posso prendermi
molte libertà.
Ecco la prima: presentarsi dove si dice di essere dovrebbe essere un onore, oltre che
una cosa graziosa, sia mai che invece di tessere continui malcontenti sia
la volta buona che qualcosa- oh my god!- vada bene.
Ecco la seconda:
essere nostalgica, fa schifo, ma,


eravamo in macchina in CMSN,
peccato, non conoscere questa musica.
Poteva anche sembrare romantico,
periferia di fine estate, buissima.
Sicuramente non era romantico il
tuo essere là.
Per sfida.
Sono sicura tu non sia mai riuscito a vincerla, quella sfida, ed ecco forse
perché non riesci più a parlarmi.
Io ti ricordo in un parco appena profumato di brina
il primo, forse, giorno dell'anno, e soprattutto, ti ricordo amico.
Sorridevi.


Ora, se potessi fare un cartello gigante di queste parole e appendertele intorno al collo
credimi, lo farei.
Perché il tuo triste fare finta di essere ovunque, per poi non essere mai
da nessuna parte, non fa di te un mistero ma
un pacco incredibile.
Perché non riconosci gli amici, e mai, ti prendi il coraggio di affrontarmi.
Comunque io, ne sono solo dispiaciuta.


Che suoni solo mezzanotte, tra noi, perché di gioventù
era la nostra firma e il nostro morale,
il nostro conoscerci,
il nostro solo,
sbattere gli occhi.












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