lunedì 28 dicembre 2015

D'accordo, non sono affari miei.
Ma sei così drammatico, proprio come
me. Teatrale.
Eppure non hai cercato, me.

Per sbaglio la tua voce mi si è accostata, la tua voce che
quel giorno, ha portato l'inverno.
Ti sarai sentito imbarazzato, forse, mi sembra giusto,
lo meritavi.

Non hai cercato me, io che ancora ti credevo capace
di provare qualcosa, ecco
non hai cercato me.
Il giorno in cui hai deciso
hai deciso sempre per la cosa più facile.
E orrore della sorte, le tue cose facili finiscono solo per ingabbiarti,
rivoltandosi proprio
contro di te.
Bizzarra ironia.
Sorrido triste, non hai cercato me.

Si spengano le luci, si dimentichi questo cupo teatro:
la mia anima non ti ricorda, sei libero.
Ti ho vissuto, ora
non esisti più.

sabato 7 novembre 2015

Ogni volta che qualcosa non va mi accorgo di trovare nel tuo stile
una traccia del mio fastidio.
Riesci sempre a spiegarmi perché, io sia arrabbiata.
Tu sei la perfetta rappresentazione di tutti i difetti del mondo,
come se l'orrore si fosse fatto persona: tu.

Conservo una tua foto preziosa come un segreto, quando la guardo
ancora mi spavento.
Le parole di odio che mi hai urlato addosso. Quante.
Poco importano, a confronto, i tuoi occhi chiari, anche se
sono il sussurro che preferisco.
Mai, potrei odiarti.

Non cercare scuse nel mio essere aggressiva.
Dimmi solo che ti ricorderai di me.


mercoledì 16 settembre 2015

...perché mi dici che il mondo gira così, e sembri esserne felice?


Succede che una sera ti trovi finalmente nell'abito perfetto e non capita, non capita quasi mai ma
quando capita ecco
è sbagliato comunque, perché nonostante la perfezione, è la gente che non guarda.
O che non riesce a vedere.
Sarei tristissima, se la pensassi come te.
Se non esistesse sfogo, valore, amore.
Se non fossi capace di provare amore.
Sarebbe orrendo come quel tuo bel sorriso, come quelle parole dell'alba che comunque


non hai trattenuto.
Perché lottare no, non sai cosa significhi.
Perchè così gira il mondo, e tu ti adegui come su una giostra, lieto
nel tuo dondolare senza sapere che
esistono realtà anche più belle, dei giocattoli.
L'abito perfetto e sola nel momento, come una celebrazione grandiosa
a cui nessuno assisterà.
Persino tornare, troppo presto, così presto che nemmeno ancora
sono accese le luci.
Nessuna luce qualsiasi si è ancora svegliata.


Quando ti scrivo, non è perché tu mi risponda.
Alle volte è solo per ricordarti i miei pensieri, come se ti stessi
suggerendo in un compito in classe.


Lo so che dall'altra parte dell'oceano, lo sai.
Perché mi conosci.
Lo so che in qualche errore grammaticale potremmo essere vicini, ma
non riusciamo mai a esserlo.
Lo so. Non è mai abbastanza.


Più mi dici di rinunciare, più io insisto.
Fino a quando cederai a quella paurosa tenebra che è la verità.

domenica 16 agosto 2015

La bella estate.

La bella pineta, i bei riflessi,
ciao ciao.
Ciao ciao con la manina guarda fai
ciaociao così, sì, con la manina.
Molto ridere, tra casette buissime,
piccoli lampioni rotondi, chiari, impolverati
in quell'umido di sera, di mare.

Sale e sabbia hanno pulito ogni
nervo, forse,
ma nessuna delusione è rimasta impigliata
tra quelle onde grigiastre.

Ogni mio perdono si è sciolto nell'acqua e
non ne ho più, adesso, da donare. Fine.

Non voglio bugie.
Non voglio perdere tempo,

se vivessi come loro, certo
sarei felice altrettanto,
come loro, ma
non sarei io.

Ovviamente mi manchi ma
magari soffro la nostalgia di un'aria pura che tu
non potevi offrirmi.
Non noterai un colore, non ricorderai un dettaglio.
E non sarai cresciuto.
Si vive per trattenere qualcosa insieme?
Si vive per manciate di ricordi dove si era almeno il protagonista
della scena o
o si vive solo per condividere, per essere sempre in due a guardare
indietro,

bastare a se stesse  è un ruolo che richiede coraggio.
Io non ti darò mai più niente di mio non
un aneddoto non
un mistero e nemmeno
un aiuto.
Puoi guardarmi sorridente e pensare che dirò sì ma
non accadrà.
Forse oltre all'amore ho esaurito anche
le risposte affermative.

Lavorare, vivere, avere a che fare con tutti voi
è stato bellissimo, ma
avete esagerato.

E che di me resti l'ombra di un fantasma spettrale
che possa spaventarvi come
quella tanta difficile verità.
Buona estate sul finir,
...

lunedì 3 agosto 2015

Cuor randagio, ancora,

ebbene sia.
Ancora contro qualcosa
che non posso fermare cambiare decidere,

quel locale, quel nostro locale, chiude, ed è
sconforto.
Solitudine.

Cuor randagio cerca affetto.
Ma che non sia eccessivo perché
Cuor randagio non si lega, e non aspetta
aperta a ogni a ferita, solo

non mi avete voluto dare casa e io
non sono mai contenta,
imbarazzata in compagnia, imbarazzata sola,
Cuor randagio chiede, ma non insiste.

Nonostante i miei suggerimenti tu
userai la mia aggressività come una scusa
per nascondere i tuoi orrendi pensieri,
non tornare, ti odierei,

Cuor randagio ama tutti i sorrisi e
deve proprio andare ma
li ricorda tutti, anche

quel posto quel nostro posto, se ne va.

Non avvicinatavi a sfiorare un randagio
se non avete un cuore puro.

E di te, così lontano, mia delusione amarissima,
non tornare, troveresti l'ormai celebre procione,
e non sarebbe gradevole.

Il locale chiude e con esso
parte di me.
E quel ricordo di una sera fredda in cui qualche magia si manifestò chiara, ma non voluta.
Ciao. Grazie.

domenica 26 luglio 2015

...vorrei essere diversa?
No.
Forse non vorrei nemmeno
mi passasse casualmente tutta la mia aggressività.
Perché davvero, mi dispiace, solo
...
non leggerete mai queste righe.
Ma voi, che vi credete i buoni,  ecco da voi almeno
bisognerebbe aspettarsi un comportamento
elegante.
Invece siete così, solo pronti a donare
un leggero regalino, poco adatto, e persino raro.
E nulla, nulla, vi frena mai dal
domandare.
Chiedere, chiedere, chiedere.

Non vorrei più avere fatto promesse, non vorrei mai
essere stata gentile.
Nemmeno voi, meritate nulla.

Il mondo gira male, ma gira.
Dicono.
Io dico
che sono felice dei miei no.
Perché questa solitudine immensa mi ha permesso
di diventare un'anima randagia, si
non esiste stabilità casa confidenza ma
non avere padroni significa anche
non dovere nulla.
Ecco, nemmeno a voi io devo nulla.
Lasciatemi pure andare.
Quando vi lamentate dei morsi, quando mi sgridate per le accuse io
vi rispondo solo
lasciatemi andare.


mercoledì 8 luglio 2015

Non esiste perfezione, certo.
Ma il rifiuto ha sempre un sapore di vuoto, così,
va.
Non ne comprendo i motivi ma, così,
va.
Fine. Semplice.
Rifiuto.
Non esiste un appuntamento perfetto, no.
No?
Ma che no, certo che esiste esiste e io
l'ho assaggiato.
Esiste.
E qualche volta mi dondolo in quella musica
che mi cantavi e
in quelle parole, così
Noi.
Tu sei speciale per me perché
mi conosci.
Perche sai cosa penso ma io

non posso vomitare ancora tutto il mio
terribile essere emotiva è

Una lingua troppo difficile.
È vero che ti penso, e che mi manchi.
E che mi conosci.
Ma non è abbastanza. Ancora.
Non lo è mai.
Mi manca quello che non ho il coraggio di fare.
Persino troppi punti, sempre una fine anche
della frase.
Ti ricordo sorridente e ti ricordo attento
nello sgridarmi.
Il caldo uccide quell'emozione a cui
contro tutto,

Non voglio rinunciare.

domenica 31 maggio 2015



Il buio, la notte,
ogni ora
si confonde tra noia coccole rincorse.

Mi sembra essere sera.

Dici sempre che non c'è fretta, dici sempre così e io
e io ti odio, quando lo dici perché
è una scusa, ovviamente certo
che c'è fretta e che
non è questione di fretta, ma questione di prendere tempo.
Cioè, con la scusa della fretta, che non c'è, riesci perfetto nel tuo capolavoro di
non esistere mai, perché tanto
non c'è fretta.
Tu non esisti.

Sei ancora, vigliacco, preda di questa orrenda sindrome
che dopo la prima bugia ti costringe
a dirne altre peggiori e poi ancora più e
sempre peggio, rotolando infelice in un una sorta di
patetica commiserazione sai, credi anche sia meglio, finire così, piuttosto che
rispondere
agire
dire la verità.

Che pena, usi me con la scusa della mia agitazione: si, sono nervosa,
cosa
potrei essere ?
Io vivo di cuore e vivo adesso, non domani non tra una settimana non
quando non ci sarà fretta, e
ogni volta che lo ripeti, questa orrenda cosa della non fretta

io vorrei invece ricordarti che ogni giorno che passa ti avvicina solo
alla morte, probabilmente, e che ogni rimandare significa
sprecare.

Accidenti vero, come ti fanno paura tutti questi miei
sentimenti in piazza.

Fanno paura anche a me.
No, questo non è vero, ovviamente.

Che i senza fretta restino nelle loro perfette
ignoranze io
rincorrerò solo
le mie amiche lepri, adesso, quasi estate, nei campi verdastri
dal cielo coperto,

scappa, soprattutto io
non accadrà mai più, che cercherò di capire.

lunedì 25 maggio 2015


abbasso adesso
la luce, così che i tuoi occhi preziosi possano
non soffrirne,

ci penso spesso, a questa cosa di
ieri adesso domani, io
mi chiedo se

mi chiedo se non arriverà altro, se
c'è già stato tutto.
Se questo tutto era il tutto che
mi spettava io
ho sempre creduto di avere avuto troppo amore,
di averne avuto tantissimo certo
sotto forme alle volte
terribili, ma a me è sempre comunque sembrato
amore.
Amare troppo comunque, è sempre amore.

Se di tutto questo da ora
non mi spettasse più nulla io
potrei sorridere, pensando
al passato e non potrei nemmeno
lamentarmi di niente.

Triste.

Qualcuno mi disse che leggendo queste righe
mettevo così tanto in piazza i miei sentimenti, da fare paura.

E io, che questo non temo, potrei invece
spaventare?
Non è di questo che ho paura, chiaro.

Ma poi ho pensato ancora.
Con te, io sono stata bene così bene
che avrei potuto anche dividerti con qualche riga,
bene di ridere, di abbracci, di noi.
Quel bene di batticuore.

Tante cose, hanno smesso di essere una ossessione la verità ecco
non mi interessa più.
Forse perchè ho capito.
Ma tante cose hanno levato il cappotto del loro valore e
spoglie, anche se in abiti eleganti, non
mi regalano quello stesso fascino.
Progressi. Possono essere progressi.

Ma non esiste posto che sia mio e
non esiste posto dove non mi ritrovi io
potrei essere ovunque forse solo
costantemente lontana,

maledirei l'amore che ho per te perché fa così male,
oppure forse non esisti più, hai chiuso solo la porta
un'ultima volta.

Credo di avere capito, certo, ma non servirà.

Abbassare la luce.

Ho domandato pace, ma intendevo di note e
poi mi sono ricordata che tu non avresti capito e che
questo straziante allontanarsi non fa male, ti lacera
pelle vene e carne, ti lascia un cuore gonfio, debole e

tu avresti dovuto avere quella certezza.
Io l'avevo.

mercoledì 20 maggio 2015

La rabbia non si scioglie in acqua.

Ho un cestino di delusioni accanto a me
grazioso, un piccolo fiocco.
Raccoglie tutte le paure e
il loro sconfortante infrangersi
contro la realtà.
Reazioni di fuga di ignoro di
dimenticanza, può
il genere umano essersi così poco evoluto
in materia di relazioni?

Mi avete dimenticata,
nemmeno nella mia giacca di strane righe
avete dubitato.
Mi avete ignorata, nella giacca di strane righe e
nemmeno per un istante avete anche solo immaginato

Che io possa davvero essere brava.
Non hai nemmeno letto quelle righe.

Causa del mio male, approcci aggressivi.
Causa del vostro

Nulla. Nulla. Nulla.

martedì 19 maggio 2015

grazie Torino

Ci sono momenti bellissimi che non vengono quasi notati.

Sfuggono perché incompresi fino al loro terminare,
verso sera, tra le ancora tante luci, e una molta
ammirazione di stupore.

Ecco, vorrei ringraziare.
Vorrei ringraziare
chi è stato con me in quei giorni chi mi ha fatto coraggio
chi mi ha domandato qualcosa.
Proprio in pochi.
Io ero in un momento bellissimo sola,
senza nessuno che avesse capito,
perché alle volte va anche così che
non sapendoti spiegare, finisci per non farti capire.
E soprattutto, grazie Torino.

Invece poi vorrei ringraziare tutti coloro che lo sapevano e
con cui ne ho parlato.
Proprio molti.
Nessuno, tra questi molti, ha telefonato, scritto, nemmeno domandato.

Un'altra cosa così, perché tanto ci penso sempre io e
io bravissima che tanto risolvo sempre tutto.

A queste ultime persone, i molti, vorrei non dovere dire quanto poco
rispetto ho, per loro.
Ma il dispiacere, questa volta, supera l'eleganza:

eri con me la sera del nodo alla gola eri
con me e hai sentito tutto.
Non una volta che tu possa dimostrarmi qualcosa
che non sia paura.
Mai una volta che tu possa decidere di lasciarmi, ma di sostenermi.
Mai che tu faccia il tifo per me.




giovedì 14 maggio 2015

Siamo vicini.
E non serve a niente solo purtroppo
mi accorgo, di questo essere vicini.
Non mi piace più.
Un treno partirà.

E io non sono pronta io
tutto così insieme io

travolgente, travolta.
Stordita.
Che giorno è oggi domani e
dopo, non ricordo ore non ricordo
date mesi ci sono solo
volti sfuocati che mi disturbano.
Volti che non vogliono me ma
disastrosi esseri che si nutrono di me,
di questo mio parlare, di questo mio narrare.

Questo obbligo improvviso
così rassegnato, e inaccettabile,
mi ha fatto male.
Ancora.
Non nego di avere anche un sorriso
nonostante l'aggressività.
Non nego di pensarvi un po' bene,
mi avete spaventata, e mi avete raccontato
cose così graziose da assomigliare a favole.

Ma non sono pronta.
Sono invece forse creata
per un luogo di solitudine
dove esistono solo parole?

C'è una fastidiosa mancanza, proprio accanto
a quell'essere vicini si siamo vicini ma
mancanti, e questo mancare
non lo so definire, non so
trovare un nome adatto azzarderei un
paura.

Soffia il vento verso un temporale,
attendo la luna, una grazia o
nulla, perché l'aspettare
ha smesso cattivo di farmi compagnia.

Temporale, carta sottile di profumo antico.

martedì 5 maggio 2015

...perdonatemi adesso, se sembrerò cupa.
Negli ultimi giorni ho visto cose bellissime e ho sentito cose tristissime.
Andiamo sul banale, facile, prima che mi si incolpi anche
del mio essere troppo criptica.


Non posso credere che esista un amore così.
E non perché creda nel bello bene brutto,
ma perché è ingiusto.
Forse è vero, che il mondo va così, ma io continuo a sperare
che possa andare anche
da un'altra parte.
Verso una dimensione di parola, di comunicazione o almeno
verso quel piccolo piccolo accenno di
rispetto.


L'amore deve andare in un certo modo.
Perché non mi rassegno sulla sua tranquilla contaminazione
senza nessuna morale.
Io vivo in un romanzo, lo so.
Ma nemmeno nei romanzi, è perfetto quindi
non mi sento paladina di grandi dichiarazioni, che
per intenderci, forse,  non verranno più urlate, ma
mi sento paladina continuo a sentirmi paladina
di una striscia leggera di purezza.
Sarebbe facile, e non lo è mai.
Anni di incontri sbagliati parole sbagliate comportamenti
sbagliati, producono traumi che riscontro insopportabili.
E a guardare tutto questo, mi sento fortunata.


Il palazzo era vecchio e di cortili adornato, verde e bianco come fiori e marmo,
e sola, tra sale e rimbalzi di suoni lontani, appariva una meraviglia che non incrociavo da tempo.


......perdonatemi adesso, se sembrerò cupa,
ogni addio per me resta intenso come un lutto,
addio è una fine, sempre.


Ma bisogna aspettare. Cosa?
Date giorni orari e scadenze: lo dico sempre, subito, io
odio aspettare.
Aspettare mi ricorda uno sfiorire lenta nella dimenticanza.
Ho paura, di rimettermi in gioco.
Ho paura da piangere, e tremo, ma lo devo fare.
Perché crescere significa questo.
E anche avere carattere, deve significare questo.
Se tu prendessi sul serio le mie vere parole, mi daresti ragione.


baci baci, forse piove, buio fa.

domenica 3 maggio 2015

ecco, c'era la luna ma
non si vedeva,
un parco immenso, e scalinate di fatica che ricordo con dolore, e immensa gioia.
E zanzare, si, anche.
Ma bello.


Non c'era luna no, ma qualcosa di così simile e affascinante che
ho desiderato io stessa essere
luna, pallida, di espressioni, dolce e cattiva.


Ho collezionato musei e critiche, e non mi è piaciuto.
Ennesima volta in cui il mio valore viene sprecato causa


causa
causa


non lo so.
So che l'erba era umida e le luci il passato, ancora, ed è
stato bellissimo, ma
non mi piace, come mi tratti, e contro ogni impulso che cerco di frenare
tu, nemmeno tu
riesci a capirmi.
Quello che scrivo è indivisibile da me.
Solo che a voi sembra piacere più leggermi, che
vedermi.
Perché tra le righe, forse, sono gestibile.
Di persona, forse, no.
Torniamo al concetto di amore lontano, non ottenuto, sciupato.
Un bel luogo solo
per compiangersi.
Non mi avete capita, e ne sono delusa.


Non eravate in quel parco, a guardare quella strana luna
che luna non era proprio
come me.
E le note sono dolci, nel rumore, perché sono ancora
ricordi,
ricordi che non ti interessano,
forse avevi ragione, noi
non c'entriamo niente,
io non posso farmi carico ogni volta
di essere l'eterno giullare con l'obbligo di
divertire e fare ridere tutto io
non voglio essere sempre l'animatrice della festa e io vorrei
sedermi e ascoltare.
Ma diventerei cupa, e anche questo, non lo gradiresti.


Non esiste solitudine tra disegni e incubi,
solo domande che non avranno risposta, tra troppi drammi, troppe stranezze che adesso
cominciano a stancare anche me, io
il giullare.
Cosa succede se si stanca anche
il giullare?


Non mi hai raggiunta nel campo, e nemmeno al museo,
latitante desiderio di
nulla,
resta nel tuo oblio io
non ho più potere.

mercoledì 29 aprile 2015



...fino a tardi, ho aspettato.
Pioveva, forse
un po'.


Non ho notato tracce.


Quando decidi, se qualcosa ti piace?
Ci vuole sempre un secondo, un terzo, e forse dieci cento
giri di giostra, prima
di sapere se davvero, la giostra,
ti piace?


Ignorare scappare e mentire sono qualità eccelse
per gli altri.
A me non appartengono, bello, o
purtroppo.
Io devo sempre tirarmi fuori.
Devo sempre resistere, e se richiesto, combattere.
Vorrei che queste righe non venissero usate contro di me, ma come
un piccolo regalo,
come un appiglio, un suggerimento,
se tocca a me, forse potrebbe riuscire anche
a voi.


Non scrivo un diario personale, privato, infatti
è pubblico.
Le parole sono solo l'inizio,
sono le storie che dentro ad esse si creano, a donare la narrazione.

mercoledì 15 aprile 2015


..abbiamo parlato del passato, su quella panchina.
Non è una panchina bellissima, ma una panchina a cui sono affezionata.
Abbiamo parlato del passato e mi sono accorta che
per qualche rara coincidenza perchè
il posto il luogo il momento, giusti perfetti si, ecco
è stata una fortuna.
Ho visto capolavori, parole bellissime urlate durissime,
erano
gli ultimi anni.
Tu, per poco, ti sei invece perso tutto.

Ancora una volta sono capitata in una magia
che stava morendo,vantando solo
il suo finale brillio.
E io, ero lì,
ho visto tutto
ho avuto tutto
ho amato tutto, quindi
non parlarmi di cose che non conosci tu
non parlarmi di casa mia, non ci sei
mai stato.
Sono stata privilegiata, e non me ne dispiace.

Quello che mi dispiace, invece, è questo sottofondo verso voi.
Sono consapevole che
dovevate andare, che
dovevate continuare, ma
non riesco a non provare una sensazione di abbandono
che continua a ferirmi.
Lo so, lo so, che è stata colpa mia sono stata io
a decidere di restare a guardare, ma non riesco a non pensare
che ve ne siete andati, che eravate con me, a guardare, poi
si viete alzati, e ve ne siete andati.
Mi avete lasciata.
E io sono rimasta intrappolata nell'ammirare, senza
distogliere lo sguardo, catturata.
Questa eterna fissazione di stile, che mi costringe sola
in una spirale orrenda dove tutto si rivolge solo
ad una illusoria bellezza, penalizzando anche
qualsiasi contenuto.

Non esisteva nulla, allora, cioè tutto,
e nulla.
Non esistevano nemmeno
i tuoi occhi azzurri.

mercoledì 8 aprile 2015


Notare l'attrito che si crea quando non piaci a qualcuno, è tristissimo e lo so,
ma così, non mi era successo.

Incomprensibile, e grottesco, il salutarsi e mi dispiace perchè
avevi pantaloni che cadevano perfetti, a loro agio.
Potevi anche piacermi.

Mi sembra solo assurdo, quindi:
il tuo equilibrio, mannaggia, non si sbilancia mai,
certo, che ci sono crepe deliziose, ma non potrei mai far leva su loro sarebbe
meschino.
Sarebbe da te.
Così, anche stavolta, tutto finto: le parole, i sorrisi persino
il lavoro, finto come una bellissima bolla colorata in trasparenza che ancora una volta
non conteneva me.

Avevo bellissime carte, e anche i sensi, erano perfetti, tornerà, l'Inghilterra e la difesa poi
la fiducia, il valore e la paura e
l'eterno costante duello invincibile tra
la mia aggressività
e tutti coloro che la temono spaventati, scappando.

Ancora non hai accettato nemmeno di vedermi, ancora,
lasciandomi nello scontato del mio essere preziosa e soprattutto, lontana,
così lontanamente facile, forse, da gestire.

Nello scontato, sarei indispensabile, ma
senza nessuna garanzia.
Non un anello, non un contratto, la sola garanzia
a cui possiamo ambire è quella
di essere fedeli verso noi stessi.

Ma non ti sono piaciuta,
e dai recenti trascorsi, sembra esserci qualcosa in me che mette a disagio,
e il disagio diventa panico, uguale: niente di risolto.
Mi dispiace, per tutto, e

perdonatemi, ma abbiate coraggio,
comunque, sempre.

sabato 21 marzo 2015


...ti ho chiesto scusa.
Mi sono spiegata, ho anche
cercato di capire.
Ho cercato si smettere con questo
vizio del giudicare, e ho fatto davvero
troppo, per cercare solo di capire.

Sono ancora convinta ci siano spiegazioni
probabilmente impossibili, ma sono passati mesi e
evidentemente non ho più diritti, nemmeno di
domandare.
Penso ancora sia stato uno spreco, e mi fai arrabbiare.

Ma la verità è che non mi conosci.
E leggere queste parole non ti aiuterà, perché
sei troppo arrogante, o forse troppo insicuro e
non hai mai saputo distinguere

la narrazione, la finzione, il romanzo, il racconto, nemmeno

la notte, conoscevi, non un quartiere di strade, non una luce.

Ricordo bene invece
quelle vie minuscole arrotondate su finestre, quelle
strette porte, e ogni lampione.

Vedi, è che io sono lampione.
Vedi, è che io sono come il cambiare della luce.
Tu questo non volevi accettarlo.
Sicuramente, ti piaceva, ma non lo accettavi.
A testa altissima e con lunghissimo collo accuso
questa tua triste ripicca, ma ti faccio un appunto:

in quelle strade, il tuo personaggio si sarebbe
dissolto.
Tu eri fatto per una realtà bella, ma non mia.
E anche se trovavi graziosa questa mia strana mania di battere le mani,

dentro una mia favola, saresti stato rovinato probabilmente
da una tazzina.
Perché ci sono oggetti che non che capisci, parole
che ti sfuggono, e la tua anima, non so
quanto sia intensa.
Forse sapevi anche questo.
Saresti stato sicuramente schiacciato da
un mio qualsiasi dettaglio.
Orrore, per quel tuo eccessivo orgoglio.

Non mi conosci.

Se mi conoscessi, se
conoscessi le mie favole, faresti qualsiasi cosa
per potere essere solo
anche un solo qualche fiore esposto di contorno
all'apertura del racconto.


martedì 17 marzo 2015

Si scrive solo la notte, ancora.


Forse, non era pronto.
Forse, era il fiato sul collo.


Sono insistente, si.
Non esisto nel presente io
devo creare situazioni presenti, si, ma
surreali, dove poi restare a galleggiare


stupendamente attonita.
Sono insistente, si.


Adesso c'è un mondo strano di cuoricini e cosucce
divertenti, ma
senza nessuno spazio, non c'è dialogo, non apertura, non
costruzione.
A cosa serve poi, continuare a insistere.


Dalle tue risposte, non si capisce se tu soffra
di disturbi seri o solo
se mi odi senza nessuna riserva,
alle volte, capita.


Si fugge solo dalle paure,
o si fugge solo dalle cose belle?
Perchè anche le cose belle
potrebbero diventare paure.


Già cantano gli uccellini, in una notte
senza luce, di pioggia.
Umido come un cuore dimenticato
che se ne resta ancora, senza ritegno o dignità, a pensare
ragionare dedurre calcolare e
senza risposte.


Ieri ho compreso che non ricordo più
il tuo amarmi.
Ricordo tutto, ma non più le sensazioni.
Così tanto, tempo sciupato.


La tua via, mi spaventa.
Mi spaventa questo futuro tecnologico di nulla,
mi spaventa non riuscire a dormire e dovermi sempre sentire
quella che vorrebbe punirti.


Lana coperta lacrime.











mercoledì 11 marzo 2015

non credo potrò esserci.
E scrivendo questo, mi sento proprio come te,
tu, che ti getti tra le mie braccia felice per poi
fuggirtene in silenzio tornando
nella solitudine.
Perché la conosci, la solitudine, è
senza timore, senza domande.


Mi sento proprio come te, e mi dispiace,
tu preferisci desiderare, non ottenere.
Perché raggiungere veramente


quel mare, quel vento, vedi sarebbe come
ottenere, sarebbe
finita.
Desiderare da lontano è triste come scappare è
un non vivere.
Forse posso anche capire le tue scuse, adesso.
Per questo piccolissimo e fragile istante io
le comprendo, perché
sono anche
le mie.
Contagio?
Non lo so.


Mi fa sentire triste, questo ragionamento.
Sentire la mancanza di quei momenti
non mi rende punibile dalla tua perfida ironia ma
il tuo tono di scherno perenne
rende sicuramente te
una brutta persona.


Mi tuffo di testa in nuove fobie, lottando,
però, grazie.

martedì 3 marzo 2015


Le cose belle.
Lenzuolina rosa lucido.
Protetta.
Bella,


e adesso,
spinta nella realtà.
Non cambia nessun sentimento emozione ricordo cambia


la compulsione, nessuna compulsione, promesso.
Il valore vale troppo, il mio, valore, hai sempre ragione.
Penso


che continuerai a mancarmi, in una strana fissazione che
vede pulito dove così pulito proprio non c'è.
Anche su questo, hai sempre ragione.
Ma ha un risvolto grazioso, scritto così, e
il mio compito adesso sembra trovare grazioso
ogni dettaglio parola fatto
assolutamente sbagliato.
Invertire gli schemi,


dovresti essere tu, a sentire la mia mancanza, così decido
di lasciare a te anche la mia parte, tu ami
discorsi difficili e fughe leziose, quindi,


adesso, addio,
si, ci sono state Laurate memorabili.


Fatti un'idea poi un giro
su te stesso, magari, e pensaci.
A tutto, in successione, come ho fatto io,
se poi lo trovi così divertente da riderci ancora,
vieni a raccontarmelo, per allora
riderò anch'io.


Ma io adesso,
finisco qui, qui
lascio correre,
lascio stare.


Domani è il mio compleanno.
felicità a tutti,
xxx





sabato 28 febbraio 2015


raffreddata ammaccata e
dolorante, questa sera
non salirò sul mio piedistallo del giudizio, io
sono troppo stanca per puntare il dito quindi

lascio a voi il compito di
guardarvi.

E tu, potresti fiutare la strada giusta
e tornare indietro,

mi manchi.

Buonanotte di tosse,
incubi e male di ossa,
buonanotte di coperte e gattini,
...

domenica 22 febbraio 2015


..davvero tu
non è vero.
Il tuo essere sempre
vaga svagata vagante, mi delude anche adesso.
Io ti capisco, ma sono delusa.
E mi dispiace.
Noi forse non ci siamo ritrovate, forse solo
non abbiamo più
destino, da quello che mi dimostri.
E mi dispiace.

Tu, invece
non hai mai accettato nemmeno
di vedermi.
Di solo, vedermi.
Me lo ripeto da sola, quanto sia  pazzesco.

Infatti.
Tutto diventa ora un saltellare dolcetto tra
un nemmeno e un addirittura,

Nemmeno, hai accettato di vedermi.
Addirittura, certi comportamenti.
Nemmeno/addirittura.
Gloriose, le parole.

Io, ho paura di tutto.
Di tutto tutto e tutto ma forse non
delle relazioni.
Mi ci tuffo di cuore piena
di sangue convinta, lieta.
Andrà bene.
Anche sbagliando.

Voi, non avete paura di niente.
Di niente niente e niente, non
di sfidare una natura cattiva, non
del pericolo, perché
è così.
Voi. Che così dovete fare.
Questo dovere, un obbligo che ammirate come divertimento.

Voi. I coraggiosi che nulla temono tranne
le relazioni, che male male molto
più male addirittura più male
delle vostre indemoniate passioni.

martedì 17 febbraio 2015


Molto ricordo, quel bacio audace,
avevo qualcosa che luccicava nei capelli che sembrava mare e
anche il mare, luccicava, io
che nemmeno ne collocavo l'esistenza lì
proprio accanto ai miei capelli, luccicavo riflessa
in quel buon profumo di vento.

Essere stata nella tana del lupo e avere scoperto
che il lupo non c'era, e che non tornerà.
Come amica, sono fiera di te.
Come persona, mi manchi, e mi dispiace di averti deriso.
Mi sono accorta che anche in quella stranezza forse
c'è qualcosa di emozionante, incomprensibile, a me ma
qualcosa di dolce, è un mondo a me sconosciuto, e posso capirlo.
Tu invece, non sei mai riuscito a farlo, con il mio mondo.
Tu non capivi, e non provavi nulla e questo
non provare nulla, è ancora adesso
agghiacciante,
si lega solo a sinonimi atroci.
Come a ripensarci atroci
sono stati i tuoi comportamenti,
saresti così assurdo da lasciarmi tutta la tana.

Ancora notte nella fragilità di un collo teso che urla,
muscoli e ossa, lavorate solo per un obbligo che non vi attira e
spesso, vi ribellate, non siete nutriti, non siete lustrati.
Una lunghissima lista solo di sprezzanti
dimenticanze,

vedi, non ti ricorderei così
tanto, se di te non ci fosse questo particolare:
quando eri piccolo, volevi fare il mago.

lunedì 9 febbraio 2015

guardo meglio, e
le vedo: mie bellissime amiche.
Perse ritrovate di sempre nuove, tutte
tutte splendidamente risvolti simili, le vedo:
coraggiose, resistenti, convinte.

Nell'infanzia, e litigi, abbracci, lacrime e racconti e
lunghe notti.
Penso a voi, e vi voglio bene.


Sono fiera di voi.
Sono fiera del vostro insistere contro tutto.


Si, certo che ho pensato anche a quell'abbraccio, e
a quel bacetto tenerino sulla guancia
che mi è sfuggito così, passando,
penso spesso anche che se ci fosse stata una scelta
tu avresti anche potuto
scegliere me.
Mi dai sempre l'impressione di guardarmi.
Ti costudisco segreto come un ricordo dolce
di un altro tempo.
Un po' consumato, e ancora più prezioso.


Affascinata da esseri graziosi che si muovono intorno a me
in un quasi girotondo,


grazie.

lunedì 2 febbraio 2015

Non domando scusa
per la mia determinazione, ma
domando scusa forse
per i miei eccessi.
Questa necessità di scrivere, quasi dannosa,


mi colpisce nel ricordo,
o in qualche strada che conoscevo
molto tempo fa.
Erano strade larghe, buie.
Buio di palazzi bui.
Palazzi alti.


Mi dispiace.
Non voglio sembrare debole, ma nemmeno
chiudere sempre così, male
malissimo.
Fa, malissimo.


Buon febbraio inverno, primavera
arriva,
dicevi che ti snervavo.
Che chiedevo, chiedevo.
La tua disapprovazione mi mostrava alla fine
solo una stanza vuota.


E io avrei voluto domandare anche
di più.


Avere tantissimo amore significa anche
provarne, tantissimo.
Anche senza corrispondenza, alle volte certe forme d'amore
bastano a se stesse.
Perché sono intense, fortissime.
Ne sono felice.
Perché sempre, ho provato
tantissimo amore.


E se ci penso, penso ai bei momenti.
Al parlare di un molo.
All'essere seduta, su quel molo.


Forse un giorno aprirai la porta
e mi mostrerai qualcosa per cui
non avrò più domande.
Magari una stanza colorata, o solo
qualche fiore infreddolito.


Devo ammettere che questa potenza di provare qualcosa si trasforma
in mancanza, e poi, in danno.
Forse è solo colpa di tutta questa mia fantasia che
vi colloca come tanti piccoli personaggi nel luogo
che io ho immaginato per voi.
Ma voi non siete d'accordo.
E io non posso convincere nessuno.
Avete ragione voi, non siete personaggi, solo
piccole ombre che passavano proprio
in un giorno di sole, riflesse.


Inviterei per un ballo, per
confermare le mie scuse, oppure solo
ecco, solo
sia
una notte
di sogni.

domenica 25 gennaio 2015

ti prometto che cercherò il sonno presto,


questa notte,
ma ho paura.
Ferro, lana, e corsa, ma
se il corpo non si riscalda allora


torniamo indietro, dopo un altro largo giro:
se il corpo non si riscalda mancano
emozioni.
Potrei non avere sangue.
Potrei sentire battiti a vuoto, battiti che
non servono a nulla,


lo so che hai chiuso, ma possiamo riaprire e
prima che tu dica no, non dire
di no.


Non posso nascondere la mia totale incomprensione.
Non posso nemmeno nascondere l'urto.
Sembra essere tutto qua dietro, tra le strade intorno alla casa, sembra
quasi, chiamarmi, con un sorriso, e
mentre scivolo nociva nell'ascoltare ecco


ferro, lana, e corsa, il corpo
si raffredda.


Arrivata a questo punto devo capire che
non sono più i ricordi.
Sono troppo lontani.
Mi immagino ancora il giorno in cui
crescerai, e smetterai di mentire,
ma se il giorno non arrivasse o peggio
se arrivasse e proprio in quel momento tu
avessi perso proprio e solo il mio, ricordo?


La paura.
La paura che i ricordi non bastino.
Non voglio crederci.
Non voglio sentirmi augurare tutto il bene del mondo voglio


sentirtelo dire, davanti a me.
So che conosciamo differenti dettagli della paura, ma


non so cosa ti ho fatto per farmi odiare così.
E saperlo


sarebbe bellissimo finalmente forse,
potrei addormentarmi.

sabato 24 gennaio 2015

ancora notte,
ma dormire, che cosa è,

Sempre, notte, sempre, veglia.
In questa larga ora di ancora rumori penso

a chi non si dispiace.
A chi scherza sul dolore degli altri.
A chi si nasconde dietro la parola protezione quando
manca in realtà di coraggio, e mente in nome
di qualsiasi valore, in nome di tutto, per difendere solo
questo essere vigliacco.
Pazzesco.

Tutto è storpiato tutto sembra
sbavato si, sarà che nell'insonnia alienante
ci ho passato sopra la mano, sopra a queste righe,
e le ho sbavate tutte,

non mi pento della verità.
Come potrei mai, ma

Voi, bellerrimi supponenti che
andate fieri di un fragile orgoglio, voi

non sarete mai esclusi.
Sempre lustro, alla vostra penosa commedia così che
sempre, possiate continuare
a rovinare tutto,

perché poi lo conoscete, lo so, il valore di ciò che
calpestate così.
A conti fatti dovrebbero restare a voi
persino i cocci,
quale beffa azzardata, già.
Devo ammettere che in queste ore quando
non sono  arrabbiata, o schifata, in queste ore buie
voi bellerrimi supponenti mi apparite come una categoria
senza speranza.
Terribile.

Vi mostrate

inguaribili,

lasciandomi immaginare uno spaventoso mondo
che ha il permesso di essere così orrendamente capriccioso.

baci notturni,

mercoledì 21 gennaio 2015

un gatto a destra,
e uno a sinistra.
Così, circondata vigilata coccolata, e le pareti rosa, sempre.

Gattine bellissime che dormono sognano russano.
Splendido amore profumato.

Se il mondo potesse essere gatto.
Se tu, potessi essere gatto ma
gatto di quelli che
conoscono la strada, e tornano sempre.

Non c'è effetto se non
nell'eccesso.

Proprio non mi spiego perché continuino a mancarmi quei
sorrisi, mi mancano, quel nostro ridere sciocco, rumoroso,
guardandosi, ecco mi mancano forse le tue labbra o solo

era il girare della giostra, ad avermi abbagliato.
Il giorno della giostra, era quello il giorno
dei sorrisi.

Tutto si perde o non si perde nulla quando
mi fermo quando ci penso
sempre, un istante ecco,
quell'istante è la mancanza.
Assomiglia a un piccolo crampo.
Abbastanza terribile.

Ieri ti avrei detto: io resto convinta delle mie idee.
Oggi ti dico: io posso ascoltare.
Pur restando nelle mie idee vorrei avere la possibilità
di uscirne così tanto da farmi girare la testa.
Come nel giorno della giostra.
Magari capirei qualcosa,
ma piove, e non ti vedo,
e
tu, mi allontani
lontano
ovunque ma

lontano.

domenica 18 gennaio 2015

affezionati lettori
notturni,
si scrive solo
la notte,


non c'è solitudine, non c'è silenzio, non c'è
tregua,


mi avete sbranata abbastanza.
Mi rendo conto che sicuramente
avete gradito tutto quel meraviglioso colare
di cuore,


ma adesso non posso darvi più niente.
Tranne queste parole, parole che vorrei
comprese, oppure lette per quello che sono, loro
per come si pongono, solo,
bellissime: senza senso, senza critica.


Non posso farti cambiare idea non so
nemmeno ancora cosa e mai
saprò, cosa
sia mai
successo,


ma posso scrivere che state smettendo voi
il vostro potere su di me.
Forse è arrivato il momento in cui


adesso, che avete rotto l'incantesimo, lo avete rotto
anche per me.
Esistono tantissimi dettagli che mi legheranno a voi
sempre, perché ormai
siamo cresciuti, e tutto
è successo,


ma il fatto che non ve ne accorgiate forse
libera me dal dovere
di soffrirne.


Mi hai strappato il cuore, e credo anche tu
ci abbia giocato a palla, come solo
fosse una vendetta ma
ho sempre queste righe: nascoste, incontaminate.


Nessuna scusa avariata.
Mi dilungo ma


se hai avuto il coraggio di arrivare fino a questa riga, vedi
sei come me quando alzo la gamba,
dovresti fare ancora
di più.


Non darti pena di essere un ricordo, perché
mi spaventi però
posso aggiungere un cosa, che comunque,
non conoscerai, tu
non hai nessun potere su di me.
Il mondo ha scordato la grazia, ma tranquillo,
ci sono io a ricordarla: ti parlavo di un parco,
quel parco di scacchi ecco vedi
quel parco di scacchi per noi è stato invece assolutamente, da ricordare:
tu mi hai preso la mano, e gli scacchi, e nessuno,
e quel freddo, tu
tu mi hai preso la mano, perché
il parco era vuoto, quasi buio, ma io dovevo dovevo dovevo
vederlo,
mi hai fatto coraggio e
quando siamo entrati, appena dopo i cancelli,


quei qualche colori, e gli scacchi.
Quello è stato il nostro miglior momento perché
eravamo insieme, e me ho lo hai fatto sentire, senza riserve.


Che nessuno si senta chiamato in causa, sono solo storie narrate,
scrivo,
non puoi arrabbiarti anche per questo ma
dal momento che non sarai arrivato fino a qua ecco
la cosa
che mi manca di più di più di più e
di più, è
quel freddo ponte, di lacrime fredde, e fredde luci.


E anche questo, non lo hai notato.


Che non sia mai addio, ma arrivederci.
xx



sabato 17 gennaio 2015

ambiguo, crudele, bugiardo.

Tutti nascondono qualcosa.
Il problema nasce quando questi segreti
ledono anime innocenti,

ambiguo, crudele, bugiardo.

Non ti sei nemmeno dispiaciuto,
follia: non una piccolissima goccia di dolore,
hai versato.
Vuoto.
Nulla,

ambiguo, crudele, bugiardo.

Non credo a una sola parola di quello che dici.
Però sì, hai ragione: il pomeriggio
tra gli scacchi di quel parco
non meritava certo
ricordo.

che non mi si secchi mai il cuore,
che la menzogna mi stia lontana,
che non debba mai ferire nessuno.



mercoledì 14 gennaio 2015


gennaio è un mese di nulla.
Insomma, piuttosto, preferirei affermare che gennaio
è un mese di resa dei conti.


Smettere di pensare.
Smettere di agire compulsivamente.
Smettere di esigere cose che
nessuno mi rivelerà.


Il problema è che c'è stato un trauma e
che a distanza di stagioni mesi ore anni io
non riesco a superare.
I traumi irrisolti generano in me reazioni atroci, persino il procione
si trasforma in lupo squalo o
bestia atroce, solo interessata a questa orrendissima verità.


Ma dal momento che non esiste accesso alla verità,
mi accontenterò di fare la brava.
Di tacere.


Sei stato ingiusto, e non mi hai protetto.
Tutte quelle scene, erano così programmate, come se
conoscessi l'esatta posizione dei miei nervi, e come
farli esplodere, insieme. Tutti.
Comunque taccio, fine.


Mi domando solo se non volevi la felicità,o
se sono stata io, e in che modo, a sciupare la tua.
Lampade accese.

sabato 10 gennaio 2015

Era tutto uno scherzo, certo.

Tutto quanto.
Tu non ti sei mai sentito legato a me
e io non ho mai smesso di scrivere questo blog.

Il problema sta
che non ci ho capito niente.
Mentre tu sapevi, io ero attaccata al telefono cercando
chissà quale risposta, perché lo so, davvero:
più chiedo, meno ottengo.
Il passo successivo sarebbe solo

rendermi libera.
Ma non accade.

Perché la fuga, e -novità della stagione- l'autosabotaggio,
sono facili, comodi.
Sai cosa? Sarebbe andata benissimo.
Non ne sono certa ma
certissima, e
lo potrei firmare e sigillare: sarebbe andata benissimo.
Ma hai avuto paura.

E hai deriso me, sciocca, nel  mio solo timore di
scivolare.
Non voglio più parole, non servono.
Fai qualcosa.
Una lettera?
Non lo so.
Non perderti così, perché poi lo sai, che non ho perdono.

Adesso, è addio: domani si cancella tutto.
Mi chiedo  solo costante perchè
siamo così opposti, io qui e tu
che nemmeno riesci a lottare.

mercoledì 7 gennaio 2015

la dimenticanza, appunto.


Gennaio è sempre un mese un po' vuoto, e si deve ricominciare.
A fare cosa, io ancora non lo so, ma da domani sarò sommersa di richieste alle quali
nemmeno dirlo, non riesco a dare importanza.


Una volta ti ho portato in una piazza, dietro il centro, è una piazza nascosta e
c'è una panchina, proprio di fronte a  una finestra.
Una finestra sempre illuminata, sempre.
Ti dicevo che assomigliava a un quadro.


Vero, in questi lunghi anni anche voi
non avete dimenticato proprio, tutto.


Forse la dimenticanza ha una sua ragione.
Ma sarebbe impossibile.


Siamo d'accordo, rinuncio alla verità.
Ma incolpare me delle vostre paure è ingiusto e
delle scuse, o dei ringraziamenti, ne ho pieno ogni cassetto.


La mancanza potrebbe solo non esistere.
Potrebbe finire con un abbraccio, o finire a patti o almeno
chiarirsi.
Io non ho mai avuto seconde possibilità, e !orrore! ero io
la parte lesa.


Ma adesso gennaio è arrivato sonoro,
e come tocca a me dovere dire le cose, dovrebbe toccare a tutti.


Forse ci sarà una pausa, perché sto scrivendo solo cose tristi e devo resistere anche
al mio mostro affamato d'amore,
per un po', quindi


arrivederci. Forse.



martedì 6 gennaio 2015

Ho tolto i cuori appesi a ghirlanda, quelli rossi, e quelli rosa.
Ho tolto i nastrini verdini di decorazione.
Ho tolto una tenda.


Sto cercando un barocco
più leggero, non so se è
gravissimo, o purificante.
In entrambi i casi, significa togliere una parte di me e forse,
non mi dispiace.Meno ricordi.


Ma a cosa serve poi, il corpo sembra essere programmato per
autoconservarsi.
Così, nonostante il dolore che con cui tu possa colpirlo, lui
troverà un modo per ricordarti


che è vivo,
che sei vivo.


Potrebbe significare solo dimenticare,
altro dettaglio su cui non riesco a trovare tregua.
Mi vedo come un fantasma, senza più battiti, ecco mi sento
senza nessun
battito.


In un mondo non troppo distante le cose esistono,
scorrono succedono si incontrano e ogni tanto anche
bene. Anche bello.
Ma è un mondo in cui io non riesco a entrare.
Qualche volta lo osservo, e mi commuove penso
che quello era bene, e che doveva essere così.


Anche per me alle volte è stato bene, si, ma forse
non doveva andare altrettanto.


Nessun battito.

sabato 3 gennaio 2015

accidenti, dovevo saperlo, dovevo!

Non è mai qualcosa che si dice.
Non voglio guardarne
la misera conferma, così ovvia, io
non la voglio guardare, non voglio ma

c'era già qualcosa.
Qualcosa che non sapevo, qualcosa che non mi è stato detto.
Non è mai qualcosa che dico, sarebbe quasi
mortale, ma sempre qualcosa che invece
sembro io stessa trasformare come
qualcosa di importante.
Che non riguarda me, certo.
Come se dopo aver parlato con me qualcuno
si ricordasse del proprio passato e decidesse
qualcosa di bello.
Non includendo me, ma solo, forse, ringraziandomi.

Ogni volta mi ritrovo a incolparmi
della meschinità altrui.
Ogni volta ci credo, lasciandomi eternamente cullare
nel mio maledetto splendido ruolo di leprotto.

Vedi, tra l'odio e la dimenticanza adesso
decido per entrambi, ti odio e
dimenticami quando vuoi, come queste
stupide parole che
vorrei poterti lanciare contro colpendoti fino a farti male.

venerdì 2 gennaio 2015

l'infelicità non è una condizione.
Arriva solo a tratti, fortissima, e solo, ci cado dentro.
Arriva adesso, la notte, mentre ti guardo
appallottolata accanto a me, con il musino dolce, mia
gattina, arriva
anche quando ti fidi di me, quando ritiri le unghie
e riposi sulla mia mano.
Arriva perché è un carico immenso e atroce di emozioni sospese
che si sciolgono, insieme, in un dettaglio.
Piango quando ti vedo così dolce con me, e piango
quando mi calpesti il cuore.

L'infelicità è un doppio dolore perché nasce dal bene, e dal male.
E si lega graziosamente mano per mano solo
col dispiacere.

Tu cara amica, che me ne parlasti, sappi che sempre
sarai nel mio cuore, e che molte mie lacrime
avranno trovato spiegazione.
Non risoluzione, ma spiegazione.

Sappiamo che non esiste cura.
Sappiamo che bisognerebbe agire assolutamente in opposto
a come agisco io.
Ma tu mi conosci.

Pensavo fosse questa la mia possibilità.

Logorarsi nel primo giorno di un nuovo anno significa forse
liberarsi di ciò che è rimasto intrappolato nel vecchio?

Non lo so, ma mi mancate.
Nella vostra purezza, mi costruivate una bella strada sempre
fatta apposta per me.

Non lo so, ma mi mancate.
Io ero la vostra confidente io
sapevo tutto, e un giorno
mi avete messa in un angolino senza importanza.

L'infelicità non è una condizione, non è fissa, e può andarsene
come quel mio vento preferito.
Solo che non lo fa, perché osservo troppo.
Il mondo ha le dimensioni di una camera e io
ho paura, a uscirne.