sabato 19 gennaio 2013

Voglio giocare a cavalloni alla fine della pineta.

Cuore di tasca bucata, giovedì nell'ora più buia della notte
hai inclinato la testa colpendomi di silenzio venerdi
nell'ora più tiepida della mattina il nostro
spostarci, sembrava un passo di danza,
giovedì abbiamo sbattuto le palpebre deglutendo
singhiozzi e nulla venerdi
di nuovo e ancora, incantata a fissare quella nuca scolpita
e occhi azzurri senza dubbio.
E senza verde.

Mi manchi, o forse ti odio.

Mia acerrima nemica, quasi mi scordavo di te, è stato meschino
hai ragione, il mio farti elegantemente notare a voce alta
il tuo abuso di biondo.
Sono incerta tra lo scusarmi
e il nessun interesse.

Guardami, insonne o solo svegliata
perchè proprio, dovevo scrivere. 

domenica 13 gennaio 2013

Lepre, e Procione,

è verso le sette e trenta di un martedi sera che dice
"ambivalenza", illuminandomi finalmente
sul termine corretto.
Ma voglio davvero trovare un significato?
Voglio davvero sapere che tutto quanto, in realtà,
è stato solo un esempio perfetto solamente di
uno schema psicologico o peggio, come suona a me
da copione?
Conoscere il personaggio così, così
classificabile, lo rende poco interessante, spogliato
da ogni brivido e ridotto
a un banalmente triste concetto.
Non mi è nemmeno di consolazione, un ripetitivo
assolutamente prevedibile.
Forse sarebbe meglio chiudere tutto nella dimensione
di passato, dove a questo termine "ambivalenza" quasi
preferirei un solido "abbandono"o addirittura "follia".
Una dimensione chiara dove non esiste paura.

Chi hai conosciuto quando mi hai incontrata,
la Lepre, o il Procione?
Devi sapere che sono i miei animali simbolo:
la lepre è una bestiola tenera, tende a scappare e
a farsi fregare, il procione ahimè
riceve sempre un complimento
per quel suo musino grazioso e per quegli occhietti
cerchiati di nero ma
avvicinandosi,
probabile morda.
Così, non mi dispiace di essere scappata e
non mi dispiace nemmeno di averti morso.
Sicuramente sono eccessi ma
sono comunque animaletti molto carini.

Cari lettori, è tutto per ridere!

lunedì 7 gennaio 2013

ritagli!

Del destino
            le note ribelli                    
                      RACCONTA    
                                 feste,
                                   E adesso
                                             dice
                                                 lettere&peccato.


                                          

lunedì 31 dicembre 2012

Fantasmi,


succedono ancora, cose strane.

Fine dell'anno, voglio
capire queste ombre.
Come possano fare male, non lo so.
Non hanno voce, non hanno corpo,
e sono sicura siano esistite solo
nella mia testolina di nuovo dolcemente mogano rame.
Forse sono solo interessata a questa sfumatura di colore.
O forse ancora, sono solo interessata alle parole, parole sempre
capaci di ferirmi.
Affezionata al tumulto
che riescono a creare,
soprattutto quando vengono usate
a sproposito, a caso, apposta.

Non rivestirò più nulla di estremamente brillanti e difficili
desideri, così che
alla prossima prima fila riuscirò
a non essere delusa.

Ombre care,
anime, presenze, basta.
Vi voglio libere, non esigo nemmeno
una banale scusa,

buona fine e miglior principio, che ogni
giorno sia un
valore, un sogno, o solo il momento
per alzare la mano.

martedì 11 dicembre 2012

cambiamenti in attesa al telefono,


Proposte indecise, proposte ti voglio ma ti spingo via,
proposte smarrite, proposte perse.

Risposte deboli, risposte evasive, nessuna
risposta.

Sono arrivati i libri, poesie che sembrano reali.

La casa al numero 1 è stata venduta oppure c'è solo
una cucina rossa che non ricordavo.
Una cucina rossa come piacerebbe a me, lucida.
La camera numero 4 è stata rifatta, e altre ore di
emozioni, forse,
vivranno tra quelli pareti.
La casina al numero 8 è molto buia, e molto illuminata.

Io, vorrei inviti
possibilmente curati nei dettagli.
Perchè da oggi sono tornata quella di un tempo, non più
la ragazzacarinaocchionitenera ma
nuovamente e uau, LaStizzita.
La versione che sorride, ovviamente,


ecco, qui, per guardare, e leggere,
scattato su carta, qualche favola, qualche articolo:

venerdì 7 dicembre 2012

di elementi,


questa fotografia, questa, scattata questa sera fuori dal balcone, ecco questa immagine
è come noi, è me e te, anzi.
Ci pensavo uscendo dal tunnel della stazione, intorno al minuto 3
di quella musica che impazziva nel mio cuore mentre
il treno sprofondava nella luce, bianchissima, di solo candida neve.
Ci ho pensato, non alla fotografia, scattata dopo, ma a questa cosa di neve io
vivo sono qui,è
neve, mentre tu
vivi sei lì, è
vento.
Non so se conoscete questa cosa pallida e fredda ma
questa cosa è
neve e vento, uniti solo
armoniosi come una tragedia, e forse davvero non credo
esista una neve senza vento ma

io la sento solo scorrere, scendere, sola.

Sono perfetti insieme ma sono elementi opposti e
perdono un leggero eccesso, senza compagnia.

E così è, la musica al minuto 3 mi impazzisce nel cuore e penso
che tu una cosa così, neve, al minuto 3, non la vedrai mai, forse.
E che il tuo cuore non impazzirà, e
mi dispiace, quasi.

Questa foto, questa, scattata questa sera, invece
mi ricorda che esiste un altro elemento uno
che forse, ci unisce davvero, limpido e riflettente, come
mi piace pensare a  me, e te, ed è

acqua, questa foto, è neve con una atmosfera di acqua,
orrendo, e bellissimo, trovo il suo legarci.
L'acqua, non ti può avvicinare.
Nel suo splendido movimento ti allontana, senza nessun volto.

domenica 2 dicembre 2012

L'histoire du Lapin,

une petite fable, avant de dormir,

je ne resterai pas longtemps à raconter du petit Lapin et
d'où il a débouché,
son histoire est longue et
repetée elle
se mord la queue et la queue
tourne sur les oreilles, elle
sautille, et trotte et puis
elle s'arrete,
               comme ça,

le Lapin a débouché dans un suave crepitement , juste de
un chapeau haut de forme, noir,
il débouche dehors dans un
suave crepitement et puis
il me regarde il
fait la grimace en secouant les oreilles,
il reste là, et
il se présente, en me tendant une petite patte,
            Monsieur Le Lapin,
            enchanté, mademoiselle,
il dit,
et il sourit, oui, le Lapin, il sourit,
et pendant que sa patte, petite, me serre la main il
raconte du chapeau noir haut de forme, il dit
je viens d'y sortir,
on m'a juré que
il aurait disparu mais je pense
q'on m'a menti.
Je pourrais l'utiliser de toute façon comme chapeau,
Mademoiselle, je viens d'un pays magique,
c'est la première fois que je suis ici et
je connais seulement toi!
Je te montrerai les enchantements de ma magie
et alors,
tu comprendras.
                              moi, je pense: ça, ne me effraye pas.

Je verrai le Lapin souvent,
 et vous,
  je suis desolée,
   je quitte l'histoire, ennuyeuse,

comme ça
         
          une petite patte et des oreilles sur la queue,
            sur la
              queue d'un Lapin qui sourit et

je suis desolée mais je dois fermer le petit théatre
avec l'epilogue, un soir,
une fete de quartier, le Lapin me dit
au revoir! moi, je serre mes mains dans ses pattes et
pendant que le rideau descend

des héros d'épées, une petite queue poilue
balance heureuse dans un petit cri,
               
                       quel cri font, exactement, les lapins?

un petit cri ralé seulement pour moi, la
petite demoiselle, comme
un pacte éternel, ou
une fin, toujours,
de grimace e patte, queue e cri.

Le pays magique, moi, je ne l'ai jamais vu et ça, peut-etre,
il vaut mieux.

Ou
je l'ai vu, oui, mais je ne le rappelle pas parce-que
c'est seulement de magie, qu'on a vécu.