martedì 5 marzo 2013

buon compleanno bau!

Belle treccine.

Ero sicura, ma davvero, e non so perchè, che mi avresti fatto gli auguri.
Come scusa, ovviamente.
Non è accaduto, e ci sono rimasta male, perchè?
Non lo so, così come non so perchè

tu non riesca a dirmi la verità, o perchè non esista mai

niente di certo, nemmeno un invito, o nemmeno e peggio, un addio.

Ti vorrei chiaro, ma per questa incertezza di confusione senza nomi dove
tutti, forse, si sentono chiamati in causa sappi:
io non so chi tu sia, quindi:
scrivimi.

Non mi tolgo dalla testa i tuoi occhi chiari.

Il non conoscerti non è stato bello, è sempre
come sbagliare mira al luna park, si avvicina si
ma io volevo sempre
il premio proprio accanto.

Trattenere le lacrime fa venire male di pancia.
E se mi volete, mi si invita invitandomi perchè
io ci soffro terribilmente, dei dubbi.

Ti penso sempre come di un mare
di cui non conosco il gusto, e di cui non riesco
a capirne il senso, colpa ancora
del vento?
Se solo lo sapessi.
Bellissimo, un blog.
Leggi leggi,
dormi dormi.
E non mi conosci.
Carina.

venerdì 22 febbraio 2013

un dimanche à Venise,

tutto cambia, tutto resta uguale.
La tua espressione, e nessuna chiesa museo strada.
Forse solo, si sposta.
Addio a un antico affezionato, benvenuto a un nuovo
dal profumo aperto, di aria.
Tra tetti appena nascosto, e di luci su grigioazzurro, largo.
Lasciare andare, è difficilissimo.
La tua espressione e ogni dettaglio discorso scena abito e
parola, ovviamente, che mi ha condotta
qui, forse
aveva un senso che ancora non so definire.
Ci si incontra nei momenti sbagliati.
E i momenti si ripetono, ma ancora, sono sbagliati.
Non so se ci si possa incontrare nel momento giusto,
credo piuttosto che il momento giusto sia solo personale, unico.
Tutto cambia, tutto resta uguale.
Come la tua espressione e anche, proprio adesso che il passato bussa
in meravigliose fotografie, ci penso ancora
a questi strani legami inesistenti, fatti di sole frasi, o città amate, o vento.
Ancora, il momento sbagliato.
Vorrei potere dire che sarebbe ora
di farlo diventare giusto, questo momento, ma
sarei d'accordo solo io.
Tutto prende comunque forma da se', a dispetto di ciò che facciamo, e vogliamo,

eri la mia amica più intensa, quella di ogni città, di ogni scuola, di ogni crescita e
di te ho ricordi preziosi come i tuoi sogni, come il tuo lavoro.

Tutto cambia, tutto resta uguale: ti penso allo stesso modo, e lego città a ricordi, a sorrisi e
a persone che vorrei incontrare.

Persone che vorrei incontrare che hanno qualcosa di simile proprio
a tutto questo passato di ricordi sorrisi
e città.

lunedì 11 febbraio 2013

sale sulla neve,


ci risiamo.
Ci risiamo, tutto è di nuovo coperto.
Pulito.

Questo bianco incessante sta diventando
una purificazione ossessiva.
Sembra continuare, in tempesta, sembra
scendere solo per
rivestire errori, in candide gelide dita.
Troppo, incessante, ha il gusto solo
di errori continui, e lei pallida, fredda, fatta
di sola acqua, eccola, arriva a nascondere.
Mi sembra ci siano ancora cose da nascondere e lei
pallida, fredda, fatta
di sola acqua, me lo ricorda, quando torna a posarsi
calma, perfetta.
Sempre, me ne accorgo, la vedo, la sento.
Non so se questo coprire sia
una sorta di benevolenza o
solo uno scontroso scherzo di un cielo di febbraio
dalla lunga memoria.

Ci risiamo.
La verità è che facciamo facciamo facciamo e facciamo e
vogliamo sempre, ottenere l'oggetto del nostro desiderio.
E nel fare fare fare e fare e assolutamente volere, alla fine
può succedere anche
che l'oggetto del desiderio, lo si ottenga davvero.
Ma la natura umana è senza consolazione e
desiderio avuto
proprio qui, nelle nostre mani,

non lo si vuole più.
Ci si accorge forse che non valeva niente e mi piace sempre pensare
che ci si accorga solo che
quello che valeva, era il fare fare fare e fare e assolutamente, volere.
Una seria e rigida ricerca.
Forse è per questo che sono desideri, vivono solo
nell'attimo in cui li cerchi perchè
è quello che li anima.

Sale sulla neve, brucia comunque,
pattino come un gattino su un pavimento lucido e mi sento anche
chiacchierarmi a voce alta piccoli urletti di paura
ogni volta che sto scivolando.

domenica 3 febbraio 2013

Lasciare andare,

dietro al mobile settanta bianco con vetri, dietro la parete dietro
al mobile settanta bianco con vetri, c'è la stanza del rumore.

C'è una stanza nascosta, non classificabile in nessuna tipologia
di appartamento di questo strano palazzo, una stanza dove
non esiste nulla.
Una stanza nulla, senza uso, e misterioso è
il suo creatore.
Una stanza inspiegabile.

E una stanza dove
a strani intervalli di ore improbabili
succede rumore.
Rumore indefinito sembrano
giochi di palla che rimbalzano contro il muro o
immagino, alle volte è
rumore che gira, rumore che vibra e
soprattutto e sempre
rumore di voci.
Voci lontanissime, attutite di legno e
voci vicinissime, voci che conto
ogni respiro.

So che è una casa.
Vedo entrare e uscire persone che non so unire, adesso,
mentre scrivo, sembra un litigio,
è divertente come
essere in libro dal contenuto segreto.
E pauroso perchè
non sai cosa
potrà mai
esserci scritto.

Io, in un libro di pagine bianche che si scrivono mentre le guardo.
Tutto, dietro al mobile settanta bianco con vetri.
Una costante sorpresa di eterne domande.

Lasciare andare, si,
dimmi dove, chiuderò a chiave le parole e prometto
che non una sillaba ti sfiorerà oppure
lasciare andare, si,
dimmi dove, raccoglierò tutte le parole necessarie
e arriverò.
Oppure forse
sono io, a lasciare andare a dovere
lasciare andare,
lascio.
D'accordo.
Ciao!

Di mistero continua tutto a velarsi,
le stesse scritte, le stesse righe, le stesse storie in
tanti colori dove

differenti se si mischiano solo
a sfortunati casi.
Nell'anno novantasette, erano tante lettere scritte
in bella calligrafia ed era
divertente.

Oggi, busserei piano alla porta
della stanza del rumore e domanderei
alle curiose voci che la abitano
di mostrarmi come può accadere
questa altalena di suoni e parole,

lasciare andare.




sabato 19 gennaio 2013

Voglio giocare a cavalloni alla fine della pineta.

Cuore di tasca bucata, giovedì nell'ora più buia della notte
hai inclinato la testa colpendomi di silenzio venerdi
nell'ora più tiepida della mattina il nostro
spostarci, sembrava un passo di danza,
giovedì abbiamo sbattuto le palpebre deglutendo
singhiozzi e nulla venerdi
di nuovo e ancora, incantata a fissare quella nuca scolpita
e occhi azzurri senza dubbio.
E senza verde.

Mi manchi, o forse ti odio.

Mia acerrima nemica, quasi mi scordavo di te, è stato meschino
hai ragione, il mio farti elegantemente notare a voce alta
il tuo abuso di biondo.
Sono incerta tra lo scusarmi
e il nessun interesse.

Guardami, insonne o solo svegliata
perchè proprio, dovevo scrivere. 

domenica 13 gennaio 2013

Lepre, e Procione,

è verso le sette e trenta di un martedi sera che dice
"ambivalenza", illuminandomi finalmente
sul termine corretto.
Ma voglio davvero trovare un significato?
Voglio davvero sapere che tutto quanto, in realtà,
è stato solo un esempio perfetto solamente di
uno schema psicologico o peggio, come suona a me
da copione?
Conoscere il personaggio così, così
classificabile, lo rende poco interessante, spogliato
da ogni brivido e ridotto
a un banalmente triste concetto.
Non mi è nemmeno di consolazione, un ripetitivo
assolutamente prevedibile.
Forse sarebbe meglio chiudere tutto nella dimensione
di passato, dove a questo termine "ambivalenza" quasi
preferirei un solido "abbandono"o addirittura "follia".
Una dimensione chiara dove non esiste paura.

Chi hai conosciuto quando mi hai incontrata,
la Lepre, o il Procione?
Devi sapere che sono i miei animali simbolo:
la lepre è una bestiola tenera, tende a scappare e
a farsi fregare, il procione ahimè
riceve sempre un complimento
per quel suo musino grazioso e per quegli occhietti
cerchiati di nero ma
avvicinandosi,
probabile morda.
Così, non mi dispiace di essere scappata e
non mi dispiace nemmeno di averti morso.
Sicuramente sono eccessi ma
sono comunque animaletti molto carini.

Cari lettori, è tutto per ridere!

lunedì 7 gennaio 2013

ritagli!

Del destino
            le note ribelli                    
                      RACCONTA    
                                 feste,
                                   E adesso
                                             dice
                                                 lettere&peccato.