lunedì 17 febbraio 2014

hai detto, scusa,
la sofferenza mi fa suonare meglio? Si, certo, credo. Non lo so. Forse.


Un pomeriggio d'estate ho incontrato una persona in un albergo freddo.
L'albergo aveva un divano piccolo, e stanze vuote, 
la persona aveva toni scuri, belle parole, e una certa costanza
nel seguirmi tra strade arricciate e discorsi arrotolati.
Ma.
Non aveva nessun accento.
Non aveva nessuna acqua: non il suo rumore, non il suo muoversi, non i suoi riflessi.
Però.
Quella costanza aveva qualcosa di assolutamente invidiabile, una pazienza nel resistere
degna
di
un cuore
nobile.


Nessuna lamentela.
Il pomeriggio divenne notte, la notte, mattina.
Quando i colori tornarono a saltellare nelle vie bianche nulla esisteva
come in un nessun accento.
Forse quello che non ha riflessi non ha nemmeno riscontro.
Futuro.
Nulla.
Forse è solo una questione di brillio.


O forse di imbarazzo.
Come dici, scusa,
la sofferenza farebbe cosa?
Non lo so, ma prometto di pensarci, certo, se potessi pensare anche ad altro,
magari la concentrazione aiuterebbe meglio, della sofferenza.
Mi riprometto di pensarci, ancora, intanto
ti confido che mi auguro che nulla possa realmente avere
un potere così determinante e che forse solo alle volte
speriamo in un caso che alleggerisca tutto questo delirante pensare, come


un pomeriggio d'estate, in un albergo freddo.





giovedì 9 gennaio 2014

eccomi, ciao,


di ritorno dopo chiacchiere tra legno, siete carini, e grazie,


certo, che vorrei andare in Inghilterra sarebbe


quel sogno di così tanto fa, certo, che sarei già là se
se
se e se
non ci fossero se.


Non ho nessuna spiegazione, solo che sembra solo
troppo tardi.
A chi verrebbe voglia di commentare un triste potrei rispondere
che non è da me o solo che


peccato, si, che non abbia funzionato.
Forse, e forse ma sono solo
forse,


Questo anno è diverso.
O forse, lo sarà, perché ormai, e quasi grazie,
mi viene solo voglia di
sorridere,


sarà, la rivincita dei perdenti, o sarà
che sono passati quei cinque anni famosi in cui allo scadere ecco
mi si chiede perdono ma
ho forse solo deciso
che mi fate sorridere.


Sono sicura di sentirne la mancanza come sono sicura
di essere stata io, quella


in strani passi di danza, in quella piazza, sono sicura
di queste differenze, tra queste città.


Tu mi hai risposto che non è un posto così meraviglioso e io ti scrivo
che forse no, ma è solo
il posto di un sogno e forse ancora
ai sogni, bisogna lasciare
sogno, che
non vengano mai


visti, veramente, pena lo sconforto eterno.
Io, potrei ancora ribattere difendendomi dietro a
questo qualcosa che mi manca, ma non so definirlo, e non saprei certo
decifrarlo e
assolutamente non in una lingua straniera.
Attendere ha un sapore così sconfinato,


sarebbe apprezzabile uno sforzo, ma dove


sei?


E certo ricordi


quel locale nella via storta che si arrampica, dietro alla quale quasi vedi
sbucare solo e ancora solo sempre solo


acqua


?



venerdì 27 dicembre 2013

,,,

piove,
notti di festa
finite troppo presto.

Credo sia evidente: è successo qualcosa.
Non so se siano quegli strani muri sfortunati o

non lo so, questo qualcosa
non gira più nel senso
           in cui
                        dovrebbe, girare, forse
                                         nemmeno esiste, senso,
gira dunque
senza senso, e invade ogni cosa, arrabbiato, prevedibile, banale e
       schifosamente scontato
                                         effetto domino,

interessato, non leggerai, non interessato, leggerai, e così
                                                senza senso di senza senso, dove
cominciare a domandarsi se

nemmeno queste righe, riescono a scriversi senza svariati
segni di errori ma

Non cadrò nello scontato errore di ripeter       mi,
scrivo solo che
piove,

secondi si scandiscono in ricordi aperti di ferita,
non ci sono più
               nomi, nemmeno
                                    più
una sola dolce bella
                           maiuscola.
               



domenica 8 dicembre 2013

bella storia,

So dove sei, e cosa
mi stai nascondendo, non c'è nemmeno bisogno di mentire o magari

di non rispondere, comunque sia ogni volta
pensi sia più stupida di quello che in realtà sono, so
tutto quanto, quanto
va male questo tuo meraviglioso, credevi, mondo,
e quanto sei, sempre

falsamente, una bugia.
Mi tieni buona come un animale in cattività, preoccupato solo
di una tremenda reazione.
Forse ci pensi anche a me, ma
è troppo tardi, e sono anche più che certa che
la tua vita sia già abbastanza un orrore, con tutti gli
errori, che ti sei procurato.
Ti piace davvero, pensare a me?
Perché lo fai, ma resti sempre inchiodato in un ruolo
patetico, e fatto di scuse banali come un mal di pancia,
lo so.
Alla fine mi risponderesti, meglio di niente.
Alla fine tutto gira attorno a un interesse, e guardandoti

sono lieta, di non essere io.
Grazie, di avermi delusa, grazie dei litigi, grazie e

non tornare indietro,
non esiste amicizia.
Nascondere, equivale a mentire, e solo perché
lo hai fatto sapendo che ti avrei scoperto, e che
figuraccia.

Non vali nulla, e mi fai così pena
che non riesco a provare nemmeno
pietà.
Mi hai delusa, ma la cosa finisce proprio
in questa riga.

Tante care cose.Finte,
ma tante care cose.

lunedì 18 novembre 2013

domenica 17 novembre 2013

qualche anno,

..
Quel Capodanno, quando abbiamo festeggiato Lutetia,

eravamo solo noi quattro, e un solo mobile, la casa era vuota,
i bicchieri, plastica, io
guardavo il soffitto sognando nuove speranze e uno spazio solo finalmente
per
me.

Sognavo mi fosse dovuto, e forse il peccato trovò nido
in questo inutile sogno.

Poi, c'è stato un vino rosa, e la convinzione
che non sarebbe durato nulla

non mi sfiorava nemmeno.

Ci sono stati anche tanti baci.

Ora, nemmeno per cortesia, ricevo risposte.
Nemmeno per cortesia a favori altrui, impeccabile come

quando inizia un allontanamento, puntuale raggiunge, sempre

il nulla, proprio come

Lutetia, dopo i bicchieri di plastica e noi seduti sul pavimento
è successo che

sono arrivati i mobili, poi

i sentimenti.
E di nuovo, frattura.
Sento il dolore in ogni  parte del corpo, come se davvero fosse stato un ossicino

a lasciarmi, e non
voi,

una città dalla quale, oggi

ambisco a scappare.

Avevo un vestito bianco,
guardavo i soffitti di Lutetia e pensavo a quante cose carine
sarebbero successe in una stanza
così carina, ma la sciagura

di una casa che non conosci, resta impressa indelebile
nella sua storia, a quanto sembra, ora,

non fortunata.

Forse allora eravate ancora dalla mia parte.
Lo ammetto, e non lo negherò mai, che pretendo troppo.
Lo ammetto, e non lo negherò mai, che
non riuscirete mai a fare abbastanza.

Ma voi non avete visto Lutetia vuota, e tutto quel margine di favola
su cui imbastire sogni di coraggio.

Non c'è più nulla, adesso, una stanza bellissima, da solo, guardare.
Ho amato L. come primo vero sogno e con coraggio, sfrontata, di un valore
che non avrei mai saputo attribuire, senza lei.
Ma adesso mi spaventa.

Avrei voluto mi chiamassi, senza impegno.
Avrei voluto ammettessi come nonostante tutto io

sia tua amica.

Ricordati di me.
xxx


martedì 12 novembre 2013

incrinato,

tra una tecnologia balorda e una solitudine musicata da perenni lavoro in corso,
in un solo giorno ho avuto discussioni con cinque persone diverse, direi quasi

un capolavoro
di disperazione.

Essere miei amici comporta essere sinceri, quei bei giochetti che tanto
si amavano a 14 anni, fine.

Sogno lealtà, e mi scontro con un reale ancora insopportabile per le mie
forse fragili, strutture interne, d'altra parte si sa, il mio scheletro è teso quindi tutto

torna al capo, e si lega, rigido come le vertebre che strizzo puntuali, senza cura, e
rendendomene conto, ne sono desolata.
Povere giunture.

Come si fa a resistere a
quell'odioso impulso furente di una
risposta.
Anche una qualsiasi.
L'ignoro sarebbe anche un'arte così splendida,
se si potesse imparare.

Mi dicono che è impossibile,
che ci si comporta così, e d'accordo allora

cosa posso pretendere?
Sicuramente nessuna fiducia.
So che non leggerai queste righe, e sinceramente, non mi importa.

La verità è che i codardi mi disturbano come
quei maledetti perenni lavori in corso, e producono anche
lo stesso assordante rumore, che ti buca l'udito, o l'anima.

Ragazzini si baciano davanti ai portoni e ci si meraviglia
di vie ancora ancora sconosciute.
Bello, dolce.

Osservare, ogni tanto,

per te, sono solo
addolorata, quello che è successo, posso capirlo, ma accettarlo,
non lo so.
Mi manca quel mare che giudica senza farsi mai sentire.