lunedì 15 settembre 2014





non ti potrò mai dire che le persone sono buone e
che il mondo gira nel senso giusto.


Ti posso dire che sono a pochi passi dallo spalancare questa maledetta gabbia,
e a pochi passi dal farlo anche
molto cattiva,
non rispondi rispondi non rispondi più, ma cosa
vuoi?
Le vite degli altri, io
non le comprendo,
vorrei forse


non soffrire di vertigine
resistere alla compulsione
farmi rispettare


ma non mi riesce mai.


Vorrei dirti che l'amore può durare, ma che non ci credo: ti dico invece
che a volte la vita è solo solitudine.
O per anime confuse che nemmeno perdo tempo a descrivere,


sarebbe bello avere una piccola terrazza  tutta di luci.


Mi mancate, in ogni città o luogo o capitale voi siate,
mi mancate anche di più, lontani.
Perché alla fine dell'innocenza resta solo la disillusione.
Non avrò abbastanza tempo per aspettare, non avrò abbastanza forza e sai cosa?
Quando leggo il tuo blog, mi viene voglia di morire.
Perché se nei tuoi vent'anni scrivi così
dubito ci sia una salvezza, per nessuno.


Lasciatemi nella mia anima, anima di fobia e fantasia, io
creo solo storie e nemmeno hai prove che io
esista, davvero vorrei


ritrovarti in giacca nera sulle colline o forse
tra righe sui fiumi o ancora
penso a un cappello.


Avevo scritto una bellissima storia.
Ma ho paura del buio, soffro di vertigini e sono una compulsiva.


E su, sorridi, dai, almeno una volta.

mercoledì 10 settembre 2014

così ecco,
si sta meglio.
Torpore, luce, pensieri che si muovono finalmente
lenti,


cara amica, hai ragione su ogni cosa.
La fame di amore non conosce tregua, pace, riposo, è
un mostro insaziabile che si adagia in ogni aspetto, ovunque.
La fame di amore è incolmabile.
E non si batte, la si contrasta, la si ostacola.
Ma non si vince mai.
La fame d'amore, acqua leggera che riesce a passare
in ogni fessura.


Adesso io
affamata, teatrale, io
vorrei aprire la mia gabbietta, in questi giorni è rosa e
dannatamente graziosa ma
io vorrei uscire e
fare un voletto, fare un voletto per pensare


di meritare la libertà, non un adorabile pasticcino.
Voglio aprire la gabbietta.


Cari amici del lunedi, vorrei essere anche io a Città del Messico e
c'è una spiegazione infantile chiusa in qualche pagina piccolina,
a riguardo,
ma sarà un'altra storia.
Portate anche me, così che possa essere reale
grazie solo a carta invecchiata.


L'importanza non si regala, assume subito le sembianza di un lustro,
quando viene ricevuta
Per primo ci sarebbe l'educazione. Negata.
Diventate forti nel vanto della gentilezza altrui.
Orrendo.




La tua assenza, invece, la sento ancora
all'angolo del divano, qui,
dal divano dove mi abbracciavi illudendomi che
saresti stato dalla mia parte.
Abbracci.




Ovviamente, mentivi.



mercoledì 20 agosto 2014

quindi,
tu non verrai.
Non verrai mai, perché
sono solo scuse perché

hai ancora cambiato idea.
Perché vuoi solo fare scena, convinto magari
che potrei dirti no.

Ti sei forse spinto troppo oltre?
Sono solo scuse, e tu, hai solo paura.
Non mi è chiaro perché continui a cercarmi, quando poi non hai mai
il coraggio per vedermi.
Coraggio, coraggio, e deridi me perché ho paura del buio.
Come vorrei che tu avessi tutte le mie paure, adesso.
Perché saresti qui.
Potremmo anche avere una lampada.

Capovolgo tutto come un'estate senza temperatura,
così vuota da sentire solo
il mio stesso cuore battere.
E tutta questa ribollente delusione, questa infinita voglia di mordere

si scioglie solo un attimo, ora,
in una prova vestito.

venerdì 8 agosto 2014

Troppo scuro, troppo chiaro, molto rosa.

Sono contenta tu abbia finalmente pescato una carta
altrettanto poverina.
Certo, che ti auguro ogni bene,
di più, ti auguro mare e sole e tantissimi sorrisi e notti e

quella trasparenza rumorosa dei bicchieri che ti fa sentire brillante e

una perfetta costante eterna aderenza
alla tua camicia.

Sono rassegnata a schifarti.
Il migliore dettaglio di personalità che mostri
è una moda che nemmeno ti dona.

Sai, è questo che penso mentre ti sorrido, quando ti incontro,
perché davvero, ti guardo, penso a questo, e davvero, mi diverti.

Mi diverti proprio veramente, sai, un po'
come quando tu mi dici
io ti ascolto, ma non capisco una sola parola
di quello che sento.

lunedì 4 agosto 2014

Agosto,


...un letto molto comodo e una meravigliosa lana
ruvida ruvida, irritante, che amo, amissimo.
Forse belle notizie. E io penso a cucire. E penso ad abiti.
E poi, penso a voi, l'estate scorsa tra il molo e la piazza e
quelle vie strettissime di vino e qualche lacrima.
Mi avevi chiesto un ballo.

Stranezza suggerita da un mese caldo,
riappare un fantasma, lo conosco viveva
in un bellissimo armadio marroncino, un po' sghembo.
Uno di quegli armadi con quegli strani specchi davanti quelli
che sformano le figure, io

immagino perfettamente le ante dipinte crema, di questo fantasma.
E io, purtroppo, sono eternamente attratta, dal passato quindi
forse, certo, sarei tentata, sarebbe forse
dolce, ma
no.
No.
Sarebbe regressione.

Entrerei dritta dritta anche io in quell'armadio
marroncino sghembo dalle ante dipinte crema,
dietro lo specchio deformante.
E lì poi dovrei restare, inadatta nel mio stesso corpo.

Forse è vero, che tutto torna.
Il guaio è che torna troppo tardi, e torna anche
malissimo.
Perché se fosse riuscito a convincermi, a distrarmi, a
interessarmi, forse
avrei detto si.

Si risponde subito, si telefona all'ora concordata, non si dicono bugie.
Eccomi, pronta per la prima elementare, con la mia bellissima cartella rosa di onestà.
Sappiate però che

A bocca asciutta, si sta meglio.
Che a bocca amara.

Tanti saluti di ferie con la manina e la cartella rosa,
ciao ciao!

lunedì 21 luglio 2014

ciao, Lutetia, come sei bella.
Un po' sciupata, ma bellissima.

Dovrei forse ricordare molto ma

mi ricordo ora solo
di una festa

del rugby dove
forse, ti avevo dato un calcio.
Mi ricordo la tua maglietta a righe rosse e nere, e le tue braccia e

mi ricordo anche che
è stato uno degli ultimi sguardi che

ricordo.
Le righe erano rosso scuro.

Non ti incolpo di avere scelto

altro, scriviamo,
non ti incolpo per

quel coraggio
mancato,
e mi piacerebbe, sapere scrivere facile facile in modo che tu
possa capire ma

hai scelto altro, e il tuo compito non è quindi nemmeno
capire.
Me.

Cosa c'è di così difficile in
questa me che
ti spinge ad allontanarti come

come

come

a scegliere altro, scriviamo.
Mi piacerebbe saperlo, curiosità.
Chi ti consiglia sempre

di cambiare idea io

in quel locale di luci esterne, ci avevo creduto.
Sicuramente, incolpo
le righe, sai,

l'estetica delle

cose.

Certo è ora che
mi manche come l'acqua, come l'acqua di cui si ha bisogno qui dove

non esiste respiro e dove attendo come

in quella città di cuore di cui mi parli anche
adesso,
città di cuore e branchie,


buonanotte,
buonanotte.
...

lunedì 7 luglio 2014

Arriva l'estate. Forse.
Arrivano cose carine, molto profumate, molto da accarezzare.

Corro insisto tiro e stringo, sempre, fino a restare
senza nulla.
Mi piacciono le gabbiette graziose nelle quali faccio ciaociao ogni tanto, oggi
hanno sfumature cipria e qualcosa di brillantino che sorride.
Sono gabbiette carinissime. Ma sono gabbiette,

mi domando solo se mi stia perdendo qualcosa fuori,
per restare in queste gabbiette
che tanto mi vedono brava, carina, preziosa.

Mi domando anche perché tu non abbia mai risposto, ti ho scritto lettere
di righe che traboccavano di cuore ma
quale sorta di vuoto ha toccato la tua anima, per renderti un essere
così simile
alla polvere?
Il tuo nulla continua a urtarmi, certo, ti ho dimenticato, continui però senza dubbio
a schifarmi come un prurito.

Tu, invece, mi regali piccoli doni gentili
che amo come foglie rossastre: sempre, custodisco il tuo ricordo
come un mio migliore disegno, da proteggere, da quasi
cullare.
Era così, ci si guardava, e si sospirava.
Nel centro storico, forse.

Ogni tanto sono qui, ogni tanto, là,
qualche volta cresco, e mi armo di un coraggio che fingo di avere,
qualche volta aiuto, e divento fatta solo di una forza al limite dell'eroe,
qualche volta, piango, perché
nonostante l'essere così brava nonostante l'apprezzare un lavoro ben fatto

non posso illudermi: tu sei fatto di quella parte
di materia triste e umana che il mondo ha creato per sbaglio, senza emozione.