martedì 19 maggio 2015

grazie Torino

Ci sono momenti bellissimi che non vengono quasi notati.

Sfuggono perché incompresi fino al loro terminare,
verso sera, tra le ancora tante luci, e una molta
ammirazione di stupore.

Ecco, vorrei ringraziare.
Vorrei ringraziare
chi è stato con me in quei giorni chi mi ha fatto coraggio
chi mi ha domandato qualcosa.
Proprio in pochi.
Io ero in un momento bellissimo sola,
senza nessuno che avesse capito,
perché alle volte va anche così che
non sapendoti spiegare, finisci per non farti capire.
E soprattutto, grazie Torino.

Invece poi vorrei ringraziare tutti coloro che lo sapevano e
con cui ne ho parlato.
Proprio molti.
Nessuno, tra questi molti, ha telefonato, scritto, nemmeno domandato.

Un'altra cosa così, perché tanto ci penso sempre io e
io bravissima che tanto risolvo sempre tutto.

A queste ultime persone, i molti, vorrei non dovere dire quanto poco
rispetto ho, per loro.
Ma il dispiacere, questa volta, supera l'eleganza:

eri con me la sera del nodo alla gola eri
con me e hai sentito tutto.
Non una volta che tu possa dimostrarmi qualcosa
che non sia paura.
Mai una volta che tu possa decidere di lasciarmi, ma di sostenermi.
Mai che tu faccia il tifo per me.




giovedì 14 maggio 2015

Siamo vicini.
E non serve a niente solo purtroppo
mi accorgo, di questo essere vicini.
Non mi piace più.
Un treno partirà.

E io non sono pronta io
tutto così insieme io

travolgente, travolta.
Stordita.
Che giorno è oggi domani e
dopo, non ricordo ore non ricordo
date mesi ci sono solo
volti sfuocati che mi disturbano.
Volti che non vogliono me ma
disastrosi esseri che si nutrono di me,
di questo mio parlare, di questo mio narrare.

Questo obbligo improvviso
così rassegnato, e inaccettabile,
mi ha fatto male.
Ancora.
Non nego di avere anche un sorriso
nonostante l'aggressività.
Non nego di pensarvi un po' bene,
mi avete spaventata, e mi avete raccontato
cose così graziose da assomigliare a favole.

Ma non sono pronta.
Sono invece forse creata
per un luogo di solitudine
dove esistono solo parole?

C'è una fastidiosa mancanza, proprio accanto
a quell'essere vicini si siamo vicini ma
mancanti, e questo mancare
non lo so definire, non so
trovare un nome adatto azzarderei un
paura.

Soffia il vento verso un temporale,
attendo la luna, una grazia o
nulla, perché l'aspettare
ha smesso cattivo di farmi compagnia.

Temporale, carta sottile di profumo antico.

martedì 5 maggio 2015

...perdonatemi adesso, se sembrerò cupa.
Negli ultimi giorni ho visto cose bellissime e ho sentito cose tristissime.
Andiamo sul banale, facile, prima che mi si incolpi anche
del mio essere troppo criptica.


Non posso credere che esista un amore così.
E non perché creda nel bello bene brutto,
ma perché è ingiusto.
Forse è vero, che il mondo va così, ma io continuo a sperare
che possa andare anche
da un'altra parte.
Verso una dimensione di parola, di comunicazione o almeno
verso quel piccolo piccolo accenno di
rispetto.


L'amore deve andare in un certo modo.
Perché non mi rassegno sulla sua tranquilla contaminazione
senza nessuna morale.
Io vivo in un romanzo, lo so.
Ma nemmeno nei romanzi, è perfetto quindi
non mi sento paladina di grandi dichiarazioni, che
per intenderci, forse,  non verranno più urlate, ma
mi sento paladina continuo a sentirmi paladina
di una striscia leggera di purezza.
Sarebbe facile, e non lo è mai.
Anni di incontri sbagliati parole sbagliate comportamenti
sbagliati, producono traumi che riscontro insopportabili.
E a guardare tutto questo, mi sento fortunata.


Il palazzo era vecchio e di cortili adornato, verde e bianco come fiori e marmo,
e sola, tra sale e rimbalzi di suoni lontani, appariva una meraviglia che non incrociavo da tempo.


......perdonatemi adesso, se sembrerò cupa,
ogni addio per me resta intenso come un lutto,
addio è una fine, sempre.


Ma bisogna aspettare. Cosa?
Date giorni orari e scadenze: lo dico sempre, subito, io
odio aspettare.
Aspettare mi ricorda uno sfiorire lenta nella dimenticanza.
Ho paura, di rimettermi in gioco.
Ho paura da piangere, e tremo, ma lo devo fare.
Perché crescere significa questo.
E anche avere carattere, deve significare questo.
Se tu prendessi sul serio le mie vere parole, mi daresti ragione.


baci baci, forse piove, buio fa.

domenica 3 maggio 2015

ecco, c'era la luna ma
non si vedeva,
un parco immenso, e scalinate di fatica che ricordo con dolore, e immensa gioia.
E zanzare, si, anche.
Ma bello.


Non c'era luna no, ma qualcosa di così simile e affascinante che
ho desiderato io stessa essere
luna, pallida, di espressioni, dolce e cattiva.


Ho collezionato musei e critiche, e non mi è piaciuto.
Ennesima volta in cui il mio valore viene sprecato causa


causa
causa


non lo so.
So che l'erba era umida e le luci il passato, ancora, ed è
stato bellissimo, ma
non mi piace, come mi tratti, e contro ogni impulso che cerco di frenare
tu, nemmeno tu
riesci a capirmi.
Quello che scrivo è indivisibile da me.
Solo che a voi sembra piacere più leggermi, che
vedermi.
Perché tra le righe, forse, sono gestibile.
Di persona, forse, no.
Torniamo al concetto di amore lontano, non ottenuto, sciupato.
Un bel luogo solo
per compiangersi.
Non mi avete capita, e ne sono delusa.


Non eravate in quel parco, a guardare quella strana luna
che luna non era proprio
come me.
E le note sono dolci, nel rumore, perché sono ancora
ricordi,
ricordi che non ti interessano,
forse avevi ragione, noi
non c'entriamo niente,
io non posso farmi carico ogni volta
di essere l'eterno giullare con l'obbligo di
divertire e fare ridere tutto io
non voglio essere sempre l'animatrice della festa e io vorrei
sedermi e ascoltare.
Ma diventerei cupa, e anche questo, non lo gradiresti.


Non esiste solitudine tra disegni e incubi,
solo domande che non avranno risposta, tra troppi drammi, troppe stranezze che adesso
cominciano a stancare anche me, io
il giullare.
Cosa succede se si stanca anche
il giullare?


Non mi hai raggiunta nel campo, e nemmeno al museo,
latitante desiderio di
nulla,
resta nel tuo oblio io
non ho più potere.

mercoledì 29 aprile 2015



...fino a tardi, ho aspettato.
Pioveva, forse
un po'.


Non ho notato tracce.


Quando decidi, se qualcosa ti piace?
Ci vuole sempre un secondo, un terzo, e forse dieci cento
giri di giostra, prima
di sapere se davvero, la giostra,
ti piace?


Ignorare scappare e mentire sono qualità eccelse
per gli altri.
A me non appartengono, bello, o
purtroppo.
Io devo sempre tirarmi fuori.
Devo sempre resistere, e se richiesto, combattere.
Vorrei che queste righe non venissero usate contro di me, ma come
un piccolo regalo,
come un appiglio, un suggerimento,
se tocca a me, forse potrebbe riuscire anche
a voi.


Non scrivo un diario personale, privato, infatti
è pubblico.
Le parole sono solo l'inizio,
sono le storie che dentro ad esse si creano, a donare la narrazione.

mercoledì 15 aprile 2015


..abbiamo parlato del passato, su quella panchina.
Non è una panchina bellissima, ma una panchina a cui sono affezionata.
Abbiamo parlato del passato e mi sono accorta che
per qualche rara coincidenza perchè
il posto il luogo il momento, giusti perfetti si, ecco
è stata una fortuna.
Ho visto capolavori, parole bellissime urlate durissime,
erano
gli ultimi anni.
Tu, per poco, ti sei invece perso tutto.

Ancora una volta sono capitata in una magia
che stava morendo,vantando solo
il suo finale brillio.
E io, ero lì,
ho visto tutto
ho avuto tutto
ho amato tutto, quindi
non parlarmi di cose che non conosci tu
non parlarmi di casa mia, non ci sei
mai stato.
Sono stata privilegiata, e non me ne dispiace.

Quello che mi dispiace, invece, è questo sottofondo verso voi.
Sono consapevole che
dovevate andare, che
dovevate continuare, ma
non riesco a non provare una sensazione di abbandono
che continua a ferirmi.
Lo so, lo so, che è stata colpa mia sono stata io
a decidere di restare a guardare, ma non riesco a non pensare
che ve ne siete andati, che eravate con me, a guardare, poi
si viete alzati, e ve ne siete andati.
Mi avete lasciata.
E io sono rimasta intrappolata nell'ammirare, senza
distogliere lo sguardo, catturata.
Questa eterna fissazione di stile, che mi costringe sola
in una spirale orrenda dove tutto si rivolge solo
ad una illusoria bellezza, penalizzando anche
qualsiasi contenuto.

Non esisteva nulla, allora, cioè tutto,
e nulla.
Non esistevano nemmeno
i tuoi occhi azzurri.

mercoledì 8 aprile 2015


Notare l'attrito che si crea quando non piaci a qualcuno, è tristissimo e lo so,
ma così, non mi era successo.

Incomprensibile, e grottesco, il salutarsi e mi dispiace perchè
avevi pantaloni che cadevano perfetti, a loro agio.
Potevi anche piacermi.

Mi sembra solo assurdo, quindi:
il tuo equilibrio, mannaggia, non si sbilancia mai,
certo, che ci sono crepe deliziose, ma non potrei mai far leva su loro sarebbe
meschino.
Sarebbe da te.
Così, anche stavolta, tutto finto: le parole, i sorrisi persino
il lavoro, finto come una bellissima bolla colorata in trasparenza che ancora una volta
non conteneva me.

Avevo bellissime carte, e anche i sensi, erano perfetti, tornerà, l'Inghilterra e la difesa poi
la fiducia, il valore e la paura e
l'eterno costante duello invincibile tra
la mia aggressività
e tutti coloro che la temono spaventati, scappando.

Ancora non hai accettato nemmeno di vedermi, ancora,
lasciandomi nello scontato del mio essere preziosa e soprattutto, lontana,
così lontanamente facile, forse, da gestire.

Nello scontato, sarei indispensabile, ma
senza nessuna garanzia.
Non un anello, non un contratto, la sola garanzia
a cui possiamo ambire è quella
di essere fedeli verso noi stessi.

Ma non ti sono piaciuta,
e dai recenti trascorsi, sembra esserci qualcosa in me che mette a disagio,
e il disagio diventa panico, uguale: niente di risolto.
Mi dispiace, per tutto, e

perdonatemi, ma abbiate coraggio,
comunque, sempre.